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La battaglia degli arancieri esplode nella città blindata

12/02/2018

Una fase della battaglia delle arance, al passaggio del carro

A Ivrea la prima giornata del Carnevale: con 42 mila persone da tutta Italia cancellati i timori della vigilia

È un po’ come nella quiete prima della tempesta. La pancia della città esplode alle 14,30 quando il primo giro di carri varca la soglia di via Palestro. Il segnale parte da questo budello di sanpietrini che entra nel cuore di Ivrea e, da lì, si aprirà prima nella piazza Ottinetti, colori bianconeri arancioni degli Scacchi e gialloverde degli Scorpioni Arduini e poi nella piazza del Municipio, divisa tra Morte e Asso di Picche. Ogni angolo della città è intonso. Lo resterà ancora per poco. 

 

LA BATTAGLIA E LA CITTÀ  

Da questo momento in poi sarà un susseguirsi di istanti, frame, colori che accecano, odori, urla, canti, inni, selfie e telefonini impazziti a riprendere gli attimi intensi della battaglia. Una violenza che è tutta lì, goliardica, che si ripresenta uguale da sempre, che simboleggia la lotta, la sfida, racconta dei gladiatori che si ribellano ai soldati del tiranno, un pezzo di storia che riporta in pieno Medioevo. Ivrea che vive per la sua festa. Ivrea blindata per le norme antiterrorismo e dopo la circolare del capo della polizia, Franco Gabrielli, arrivato proprio per vedere di persona come stava funzionando il piano sicurezza e che, prima di lasciare la città, ha sottolineato «che ha funzionato tutto, che anche in Italia, evidentemente, si può fare». Anche qui, dove guai a toccare il carnevale che pure, passi da gigante, negli anni, li ha fatti, ma mai stravolgendo un canovaccio che si trascina da più di due secoli. Con un’organizzazione divenuta più puntuale, più professionale ma con tutti i difetti del caso che anche ieri si sono potuti osservare. E pazienza se il corteo storico è stato sfilacciato in più occasioni. E pazienza se c’era chi si lamentava che non era più possibile raggiungere casa «perché ora hanno messo i sensi unici», ci sono i blocchi alle porte e fanno passare soltanto poche persone per volta». E pazienza se al Borghetto, zona Tuchini, c’era la coda di turisti in attesa da ore per poter entrare nell’arena della battaglia. 

L’ANNO ZERO  

Le polemiche, quelle, ci saranno sempre. È quasi nel Dna di chi vive qui, riottoso ai cambiamenti imposti dalla Fondazione quasi come se questa festa fosse una cosa tutta Eporediese. «Se vogliamo sprovincializzarlo dobbiamo guardare oltre» diceva, però, Giuseppe Amaro, il super consulente chiamato in città per scrivere il piano sicurezza. E ha ragione. Molte cose, rispetto al passato, sono cambiate. La percezione è quella di un carnevale che si sta trasformando. L’idea è quella di uno spettacolo teatrale itinerante e a cielo aperto. Gli arancieri sono i protagonisti dello spettacolo nello spettacolo, rinchiusi nelle loro arene. Il corteo storico, con la Vezzosa Mugnaia, Francesca Olivero che dispensa mimose dal cocchio dorato, quest’anno vestito di fiori bianchi e non dei tradizionali garofani rossi, taglia il cordone di folla ben ordinato e attraversa il centro città. Passano i trattori con le lame. Ripuliscono spostando la melma odorosa e acre che si è depositata nelle piazze per liberare il passaggio al corteo. La battaglia si ferma, giusto il tempo del transito di Violetta e del Generale con il suo Stato Maggiore in divisa. Poi è di nuovo ora. 

IL PARAGONE CON IL PASSATO  

A chi era abituato a qualche anno fa, l’evento di ieri probabilmente non è piaciuto. «Erano altri tempi – racconta una fotografa da anni abituata ad inseguire i momenti della festa -, questo non è il mio carnevale».  

Eppure sono arrivati in 42 mila (15 mila paganti). Andrea Valeri e Magda Chiappini, novelli sposi, sono di Milano. «É la prima volta che vengo qui – racconta lui – è impressionante». C’è un gruppo di controllori di volo con la divisa da aranciere, tra loro c’è Paolo Schiano, 35 anni, di Napoli. «Mi ha convinto il mio amico – dice indicando Andrea Ballarini, un collega di Torino che il carnevale di Ivrea lo conosce bene – e per me è la prima volta. Paura? Spero di non lasciarci un occhio, ma sono pronto». Alle 17,30 è tutto finito. Ripassano le lame dei trattori. Nelle periferie della città del carnevale non c’è traccia. È tutto qui, nel cuore di Ivrea.  

 

Giampiero Maggio su LaStampa.it